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ALLA SCOPERTA DI NUOVI ALIMENTI: DALL’ESTREMO ORIENTE I FAGIOLI AZUKI

ALLA SCOPERTA DI NUOVI ALIMENTI: DALL’ESTREMO ORIENTE I FAGIOLI AZUKI

I fagioli Azuki sono dei piccoli fagioli rossi coltivati principalmente in Cina, Corea e Giappone che, ultimamente grazie alla riscoperta della cucina macrobiotica, della cucina orientale e all’aumento della popolazione vegetariana,  stanno riscuotendo un interesse e un consumo sempre più crescente tra la popolazione italiana. Le prime notizie su questo tipo di coltivazione risalgono almeno all’anno 1000.

L’USO IN CUCINA

I fagioli Azuki  possono essere presi sia secchi in sacchetto che già pronti e cotti in scatola. Sono dei legumi e prima di utilizzarli, se si acquistano secchi, vanno messi in ammollo secondo le indicazioni riportate sul sacchetto, solitamente 6-8 ore ma su alcuni è indicato anche 10 ore. La cottura in acqua bollente può durare anche 45 minuti. Dato il loro sapore dolciastro possono venir utilizzati sia per ricette salate che dolci. Solitamente si usano per la preparazione di zuppe, insalatone e nei risotti. La marmellata di fagioli Azuki è usata come ripieno per biscotti tipici giapponesi.

 

LE PROPRIETÀ ED I BENEFICI PER LA SALUTE

I fagioli Azuki sono un’importante fonte di proteine vegetali, di vitamina B, potassio, ferro, manganese, zinco. Contengono anche molibdeno, un oligonutriente fondamentale per la formazione di un enzima utilissimo per il fegato.  Hanno molte fibre e sono poveri di grassi. Più digeribili di altri legumi, hanno proprietà depurative e diuretiche che aiutano i reni nelle loro attività di smaltimento quotidiana. I fitoestrogeni presenti nei fagioli Azuki aiutano a preservare le ossa ed il sistema immunitario.  Per il loro apporto di ferro e proteine vegetali  sono molto adatti a chi è anemico e per chi ha scelto un regime dietetico che esclude la carne.

 

QUALCHE CURIOSITÀ

In Cina e in Giappone sono considerati dei portafortuna, come la nostra uva e le lenticchie, e per questo motivo non mancano mai sulla tavola delle feste di fine anno.

Molti per la loro piccola dimensione li chiamano anche “soia rossa” ma non hanno nulla a in comune con la soia se non l’appartenenza al gruppo delle leguminose.

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